Indice:
Pubblicazione del documento scientifico
A confermare l’urgenza e l’attualità di questi temi è la recente pubblicazione di un approfondito documento a firma di Fabio Pollice e Marco Sponziello. Lo studio analizza il ruolo delle Società Benefit, delle B-Corporation e delle aziende ESG compliance, nella valorizzazione del patrimonio culturale e propone un modello d’intervento fondato su sostenibilità, partenariati pubblico-privato e restituzione alla comunità.
Un testo che si propone come riferimento per enti pubblici, imprese e professionisti del settore culturale, utile per attivare pratiche territoriali virtuose in linea con l’economia civile e gli obiettivi dell’Agenda 2030.
La cultura come leva di sviluppo sostenibile
Nel contesto dello sviluppo sostenibile, anche la valorizzazione del patrimonio culturale – materiale e immateriale – deve essere guidata dai principi della sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Come previsto dalla Convenzione di Faro, le comunità devono essere coinvolte attivamente nella tutela e nella valorizzazione del proprio patrimonio, diventando comunità patrimoniali in grado di trasmettere valore alle future generazioni.
Oltre ai 17 Obiettivi dell’Agenda 2030, oggi è necessario adottare approcci ispirati agli standard ESG (Environmental, Social, Governance), che guidano le imprese verso una finanza e una governance sostenibili, capaci di creare valore condiviso.
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Cosa sono le Società Benefit
Le Società Benefit sono imprese for-profit che, per statuto, scelgono di perseguire obiettivi di beneficio comune, affiancando al profitto la creazione di valore sociale e ambientale. Introdotte in Italia nel 2016, si ispirano al modello delle B-Corporation nato negli USA nel 2006.
Queste imprese adottano volontariamente i principi ESG e si collocano nel cosiddetto quarto settore: una fascia dell’economia civile orientata all’inclusione, alla sostenibilità e alla cooperazione con il territorio.
Perché coinvolgere il settore privato nella cultura
L’Italia, con il maggior numero di siti UNESCO al mondo, vanta un potenziale culturale straordinario. Tuttavia, le risorse pubbliche insufficienti rendono necessaria la collaborazione con il settore privato per garantire tutela, accesso e valorizzazione del patrimonio culturale.
Il Codice dei Beni Culturali (D. Lgs. 42/2004) e il nuovo Codice degli Appalti (D. Lgs. 36/2023) prevedono forme di partenariato tra pubblico e privato, pur senza menzionare esplicitamente le Società Benefit. Queste ultime, tuttavia, rientrano pienamente tra gli attori che possono essere coinvolti in processi di gestione condivisa dei beni culturali.
Dalle parole ai fatti: esempi concreti
In Italia:
- Ferrarelle S.p.A. SB valorizza il patrimonio culturale attraverso eventi culturali e promozione turistica locale.
- Patrimonio Cultura SB supporta fundraising per enti culturali, creando strumenti finanziari dedicati.
- Home4All SB rigenera immobili a fini sociali e culturali, contribuendo al Goal 11 dell’Agenda 2030.
- Sud Sud Vacanze SB, che si occupa di locazione turistica e che, come da relazione d’impatto 2023, ha contribuito alla riconversione di alcune aree verdi nel Comune di Maruggio in provincia di Taranto, promuovendo il Goal 11 dell’Agenda 2030.
- Barbaranet SB che si occupa di property management e Beforweb SB che si occupa di consulenza informatica. Entrambe, fra gli obiettivi di beneficio comune hanno inserito, tra gli altri, anche qui in coerenza con il Goal 11 dell’Agenda ONU “[…] la promozione della comunicazione del patrimonio naturale, ambientale, culturale e turistico del territorio, mediante campagne d’informazione e sensibilizzazione verso un turismo sostenibile […]”.
- Carborea SB, nata dall’idea di riforestare il Salento attraverso la ripiantumazione di alberi di ulivo in aree colpite dalla Xylella, con particolare attenzione al recupero del paesaggio agrario Salentino.
In Europa:
- Laura Holmes Production (UK) integra la sostenibilità nelle produzioni culturali e artistiche.
- LaCollection (Francia) collabora con EcoTree per ridurre l’impronta ecologica attraverso progetti di riforestazione legati al settore culturale.
Come operano le Società Benefit nel settore culturale
Secondo Pollice e Sponziello, le Società Benefit possono generare impatti positivi nel patrimonio culturale attraverso azioni come:
- Restauro e gestione di beni culturali materiali e immateriali
- Finanziamenti per la riqualificazione e valorizzazione di siti storici
- Collaborazioni con università e istituzioni culturali
- Promozione di itinerari turistici sostenibili
- Digitalizzazione e archiviazione di tradizioni e pratiche locali
Tali azioni migliorano l’accessibilità culturale, rafforzano la coesione sociale e valorizzano l’identità dei territori.
Greenwashing ed “heritage-washing”
Non mancano, tuttavia, criticità. L’impegno delle imprese verso la cultura può talvolta rispondere a logiche di marketing piuttosto che a reali obiettivi sociali. Fenomeni come il “heritage-washing” o l’assenza di metriche univoche di impatto rischiano di compromettere la trasparenza delle azioni benefit.
È fondamentale che le imprese adottino strumenti efficaci di rendicontazione dell’impatto culturale e sociale, per evitare che l’adozione dei principi ESG resti solo formale.
Verso un modello condiviso di sviluppo culturale
Affinché la valorizzazione del patrimonio culturale sia realmente sostenibile, occorre:
- Coinvolgere gli enti locali nella definizione di piani territoriali condivisi
- Promuovere la partecipazione degli stakeholder pubblici e privati
- Integrare i principi ESG nella governance territoriale e nei partenariati culturali
- Garantire equità intergenerazionale e intragenerazionale
Le aziende Benefit-ESG come risorsa strategica di sviluppo economico sostenibile
In questo quadro, le Società Benefit rappresentano un alleato prezioso per promuovere la cultura come leva di sviluppo sostenibile, accessibile, inclusivo e generatore di valore per tutta la comunità.
La valorizzazione del patrimonio culturale italiano non può più essere affidata esclusivamente al settore pubblico. Le Società Benefit, con il loro orientamento etico e sostenibile, rappresentano oggi una risorsa strategica per il rilancio culturale e lo sviluppo dei territori.
Il recente contributo di Pollice e Sponziello fornisce un quadro teorico e operativo di grande valore per attori pubblici, imprenditori e professionisti della cultura. L’auspicio è che il loro lavoro ispiri nuove politiche e pratiche virtuose, capaci di coniugare crescita economica, coesione sociale e identità culturale.
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