La Carbon Footprint (Impronta di Carbonio) è un indicatore ambientale che quantifica le emissioni totali di gas serra (GHG) generate direttamente e indirettamente da un’organizzazione, un prodotto, un servizio o un individuo, entro un determinato perimetro temporale.

Viene espressa in tonnellate di CO2 equivalenti (tCO2e), un’unità di misura che normalizza l’effetto climalterante di diversi gas ad effetto serra (GHG), basandosi sul potenziale di riscaldamento globale della CO2.

La suddivisione in “Scope” (ambiti)

Secondo lo standard internazionale GHG Protocol, le emissioni sono classificate in tre categorie:

Scope 1 – Emissioni dirette:

  • Provenienti da fonti di proprietà o controllate dall’organizzazione.
  • Esempi: combustione di gas naturale in caldaie, carburanti consumati dai veicoli aziendali, emissioni fugitive da refrigeranti.

Scope 2 – Emissioni indirette da energia:

  • Provenienti dalla generazione di energia elettrica, vapore, riscaldamento e raffreddamento acquistati dall’organizzazione.
  • Sono indirette ma controllate dalle decisioni aziendali in materia di consumi energetici.

Scope 3 – Altre emissioni indirette:

  • Tutte le altre emissioni indirette che avvengono nella catena del valore dell’organizzazione, a monte e a valle.
  • Esempi: produzione delle materie prime acquistate, trasporti dei fornitori, viaggi di lavoro, spostamenti dei dipendenti, trattamento dei rifiuti, utilizzo dei prodotti venduti.
  • Questa categoria è spesso la più significativa, possono rappresentare anche oltre l’80% dell’impronta totale per molte aziende.

La decarbonizzazione come nuovo paradigma

Non stiamo parlando di una moda passeggera. L’obiettivo Net Zero significa raggiungere emissioni nette zero, target fissato dall’Accordo di Parigi per evitare gli scenari climatici peggiori. Il Net Zero Industry Act, entrato in vigore nel 2024, è il quadro normativo europeo che mira a facilitare questa transizione.

La differenza tra le aziende che prosperano e quelle che arrancano sarà sempre più legata alla capacità di gestire questa transizione. Chi inizia oggi ha il tempo di strutturare un percorso graduale e sostenibile. Chi aspetta dovrà correre, con costi più alti e meno margini di manovra.

A cosa serve praticamente?

Calcolare la Carbon Footprint non è un fine, ma un mezzo per:

  • Misurare e diagnosticare: Fornisce una baseline scientifica sulla performance ambientale.
  • Identificare sprechi ed inefficienze: Le emissioni sono un proxy di consumi energetici e di materia prima. Ridurle significa spesso ridurre i costi.
  • Gestire i rischi normativi e di mercato: Diventa essenziale per adempiere a normative come la CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) e rispondere alle richieste di clienti e investitori.
  • Definire strategie di riduzione: Permette di impostare obiettivi di decarbonizzazione scientificamente fondati (es. Science Based Targets initiative – SBTi).
  • Comunicare in modo trasparente: Rafforza la credibilità verso stakeholder, investitori e consumatori.

Un inventario delle emissioni di gas serra (GHG) costituisce il fondamento quantificato e verificabile su cui costruire una strategia aziendale resiliente e competitiva. Non si tratta di un mero adempimento, ma di un asset informativo critico che, allineandosi agli standard internazionali come il GHG Protocol e la ISO 14064-1, fornisce una diagnosi precisa dei flussi di materia ed energia all’interno dell’organizzazione.

Quando si inizia a monitorare sistematicamente le emissioni, si scoprono cose sorprendenti:

  • Quella caldaia che lavora a vuoto nei weekend
  • I trasporti che potrebbero essere ottimizzati con percorsi più intelligenti
  • L’energia che si acquista in fasce orarie più costose quando invece si potrebbe autoprodurla
  • Gli sprechi nascosti nei processi produttivi

Il valore strategico dell’Inventario GHG

La Carbon Footprint rappresenta, in sostanza, la radiografia climatica di un’attività. Costituisce il primo passo fondato su dati concreti per trasformare il concetto di sostenibilità da un’idea astratta in un piano d’azione operativo. Questo percorso genera ricadute positive non solo per l’ambiente, ma anche per la competitività aziendale, aprendo l’accesso a una serie di vantaggi economici e strategici documentati.

Innanzitutto, l’analisi dei dati di emissione è uno strumento eccellente per conseguire efficienza operativa e riduzione dei costi. Identificare le fonti di gas ad effetto serra significa spesso illuminare sprechi e inefficienze nei processi. Secondo l’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA), interventi di efficientamento energetico basati su dati puntuali possono condurre a riduzioni dei costi energetici dal 5% al 30%. Considerando che oltre l’80% delle emissioni globali di GHG è legato all’utilizzo di energia (fonte: IEA), la mappatura delle emissioni coincide di fatto con la mappatura dei principali costi operativi.

Un altro vantaggio cruciale riguarda la conformità normativa e l’accesso al mercato. L’evoluzione del quadro normativo, con strumenti come il Meccanismo di Adeguamento del Carbonio alla Frontiera (CBAM) dell’UE e la Direttiva sulla rendicontazione di sostenibilità aziendale (CSRD), sta rendendo la trasparenza carbonica un requisito di fatto per operare nel mercato unico europeo, oltre alla pressione crescente nelle Catene del Valore.

Dal punto di vista finanziario, l’accesso al capitale e alla finanza agevolata è sempre più condizionato da questi parametri. Il sistema finanziario integra con crescente decisione i criteri di sostenibilità (ESG) nelle decisioni di investimento, una tendenza riconosciuta anche da istituzioni come la Banca d’Italia per la stabilità finanziaria. In questo contesto, un inventario GHG certificato si sta affermando come prerequisito per accedere a finanziamenti agevolati, come quelli del PNRR, e a linee di credito dedicate con condizioni vantaggiose.

Infine, disporre di un inventario consente un posizionamento proattivo e aumenta la resilienza aziendale. Monitorare l’intensità emissiva, ovvero le emissioni per unità di prodotto o fatturato, fornisce un KPI chiave per la pianificazione strategica nella transizione ecologica. Questo permette non solo di anticipare le richieste del mercato e partecipare efficacemente a gare d’appalto con criteri ambientali, ma anche di rafforzare la propria reputazione verso una platea di stakeholder sempre più attenta a questi temi.

Posizionamento nella Supply Chain

Ecco un trend che sta cambiando tutto: le emissioni della supply chain sono il principale punto di attenzione per le aziende che rendicontano le proprie emissioni.

Dati Carbon Disclosure Project (CDP) indicano che fino all’88% dell’impronta carbonica di un’azienda può risiedere proprio nello Scope 3. Questo significa che le grandi aziende, obbligate a calcolare le proprie emissioni Scope 3, chiedono sempre più spesso questi dati ai loro fornitori, con un effetto a cascata verso le MPMI.

Se sei una PMI o anche una micro impresa che fornisce componenti, servizi o prodotti a clienti più grandi, è molto probabile che ti verrà chiesto di certificare le tue emissioni:


Non come favore, ma come requisito per continuare la partnership


Metodologia e Standard

La Carbon Footprint viene condotta secondo un protocollo rigoroso:

  1. Definizione dei confini: Delineazione del perimetro organizzativo e operativo dell’analisi.
  2. Identificazione delle fonti: Mappatura e classificazione di tutte le fonti di emissione dirette (Scope 1) e indirette (Scope 2 e 3).
  3. Raccolta e calcolo: Sistematica raccolta di dati primari (es. bollette, consumi) e applicazione di fattori di emissione riconosciuti (es. database IPCCEFDB).
  4. Documentazione e reportistica: Produzione di un inventario verificabile, base per eventuali processi di certificazione ISO 14064-1 e per la rendicontazione secondo gli European Sustainability Reporting Standards (ESRS).

Il servizio di ESG Italia

Il servizio fornisce all’azienda un inventario delle emissioni GHG solido, trasparente e allineato alle migliori pratiche internazionali. Questo documento rappresenta il punto di partenza indispensabile per:

  • Identificare priorità di intervento per l’efficientamento e la riduzione dei costi.
  • Soddisfare gli obblighi di due diligence della catena di fornitura.
  • Preparare la documentazione necessaria per l’accesso a finanziamenti pubblici e agevolati.
  • Avviare un percorso strutturato verso obiettivi di decarbonizzazione.
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